Description
Per oltre sessant’anni Orvieto è stata governata da un’oligarchia camuffata da democrazia. Il gruppo dirigente emerso dalla selezione interna al Pci-Ds ha edificato un sistema di potere incentrato sull’uso politico delle risorse pubbliche dando vita ad una macchina clientelare implacabile, in grado per decenni di condizionare e controllare capillarmente la vita economica e sociale con una sistematicità che ha pochi eguali anche nella stessa Umbria. Il partito tramutatosi in istituzione, è stato il padre-padrone assoluto che ha determinato le sorti del territorio e dei singoli, definendo il confine tra chi stava dentro e chi rimaneva fuori dal sistema. L’intreccio perverso tra politica ed affari, i diffusi conflitti d’interesse, una concezione del potere simile all’arbitrio, l’acquiescenza dell’opposizione, l’espansione pilotata del pubblico impiego, la gestione politica del bilancio comunale e della pianificazione urbanistica hanno consentito il perpetuarsi di un regime che rimane in piedi ancora adesso. Orvietopoli ha prosciugato la ricchezza pubblica a vantaggio di una casta composta da cooperative rosse, politici di professione, imprenditori, imprese legate al partito, professionisti. Un intreccio di interessi spesso inconfessabili, altre volte sussurrati a mezza bocca che qui viene analizzato e descritto con precisione e che solleva anche una pesante questione morale. La degenerazione in cui sono sprofondati i protagonisti di una classe politica che ha creato clientelismo senza garantire sviluppo mentre Orvieto perdeva peso, è concentrata soprattutto negli anni novanta. Da lì bisogna partire per capire la genesi del Sistema Orvieto il cui consolidamento ha causato il declino della città condannandola alla stagnazione, ma influendo direttamente anche sulla vita concreta dei cittadini, lasciandole un’eredità avvelenata legata all’elevato costo della vita, ai prezzi del mercato immobiliare tra i più cari del centro Italia, alla bassa qualità dei servizi sanitari, alle tasse a livelli record, al deserto occupazionale, allo sviluppo limitato solo ad alcuni settori economici e alla diffusione di una cultura incentrata sull’assistenzialismo, estranea ai valori del merito e della competizione.
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