Descrizione
E’ stata una delle figure pubbliche più attive e presenti nella realtà orvietana, dagli anni Sessanta in poi. E, per molti, continua ad esserlo ancora oggi. Ha contribuito a far crescere la comunità dello Scalo, insediatasi alle estremità della ferrovia e trasformatasi presto in quartiere popolare e popoloso, lavorando da uomo e da cittadino, prima che da parroco, per dotarla di un’identità collettiva. Ma la storia di Don Sauro Carletti – per tutti, semplicemente don Sauro – inizia a scriversi prima. La sua inconfondibile sagoma si staglia già sullo sfondo polveroso della Ficulle povera degli anni della guerra. E, cavalcando quasi mezzo secolo, intreccia gli anni più intensi della storia locale. Precursore dei tempi e protagonista indiscusso del suo tempo, don Sauro va oltre la figura tradizionale e un po’ stereotipata del parroco di provincia. Il pubblico e il privato della sua missione e di quel ministero sentito e abbracciato per vocazione, coincidono con la stagione dei grandi cambiamenti. Sotto la scorza di persona coerente, ferma e decisa, consapevole di incutere una certa soggezione, c’é l’umanità attenta e sensibile di chi sente di dover fare qualcosa per gli altri. E se la Parola è la calce del conforto che riesce ad infondere, i mattoni non possono che essere le opere che egli trasforma in realtà tangibili. Come l’asilo infantile, nato per dare risposta a un’esigenza precisa. La stessa che muove l’esperienza dei campi Robinson e dei campi scuola estivi, passando per la ristrutturazione del centro eucaristico di Tordimonte, fino alla posa della prima pietra della chiesa di Ponte del Sole. Epoi: la corale polifonica, le pubblicazioni e le tante parole che uscendo dalle sue tasche, ne fanno una figura d’altri tempi. Ma ancora attuale.
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